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Lucio Dalla, la privacy senza maschere. Padre Bernardo Boschi nell’omelia ai funerali del cantante


© by TeleVideoItalia.de - Rotocalco italiano in Europa - Portale TV Stampa di Angela Saieva. Dalla, la pryvacy senza maschere. Padre Bernardo Boschi che domenica ha pronunciato l’omelia ai funerali del cantante torna sulle polemiche, per la presenza sull’altare della basilica di San Petronio di Marco Alemanno, compagno del cantante. La replica dell’Arcigay di Bologna. Lucio Dalla se ne é andato stroncato da un infarto. Se ne è andato alla sua maniera, in un silenzio imprevedibile, rumoroso come nei suoi celebri scat di Intervista con l’avvocato. Se ne è andato tre giorni prima di festeggiare 69 anni e di ricevere dagli addetti ai lavori, dai suoi fan che amava, dai tanti amici e colleghi che aveva visto crescere e che aveva cresciuto, lanciato verso l’olimpo musicale, dagli Stadio a Ron passando per l’ultimo Pierdavide Carone con cui si é esibito a Sanremo 2012. Il grande Lucio e le sue mille versioni, eclettico sempre diverso. In cinquant’anni di carriera ha reinventato e mischiato jazz, pop, tribal, lirica sempre a suo piacimento, diventando un manifesto nel mondo con la sua Caruso. Ma raccontando le storie degli ultimi di Piazza Grande, dei folli e degli erotomani soli e abbandonati di Disperato Erotico Stomp, degli innamorati ed illusi con Cara, Canzone e Telefonami tra vent’anni. Negli anni Sessanta e Settanta cantava il progresso con sguardo lucido, anticipando tempi, modi, luoghi e sensazioni, legando ad un solo unico e grande filo comune la possibile soluzione di una vita fatta di incertezze, fatta di noia e di paura di vivere: l’amore. Lucio Dalla ha avuto un grande successo non solo per il suo carattere istrionico, per la sua follia ma perchè aveva quella capacità sensazionale e, allo stesso modo, semplice che hanno solo grandi: lui era universale. Come un grande classico di Shakespeare, Lucio Dalla sapeva parlare dei particolari, in maniera grandissima ed universale. Qualsiasi cosa lui cantasse o scrivesse acquistava immediatamente la dimensione del “tempo zero”, vi basterà ascoltare pezzi come 1983, come L’anno che verrà, come Il motore del 2000 oppure tutto lo storico album Anidride Solforosa (datato 1975) per capire di cosa si sta parlando. Di quale artista, oggi in questo mese pazzo quanto lui, da domani dovremmo fare a meno. Eppure incalzano le polemiche. Così Dalla in un’intervista del 1979. Il suo padre spirituale: "Le polemiche su di lui, una vendetta gay" La Chiesa condanna il peccato, non il peccatore, quando questi fa un certo cammino».

Padre Bernardo Boschi, il confessore di Lucio Dalla che domenica ha pronunciato l’omelia ai funerali del cantante, torna sulle polemiche per la presenza sull’altare della basilica di San Petronio di Marco Alemanno, compagno del cantante. Dalla era «una persona di grande fede e non ha mai voluto conclamare la propria omosessualità», dice Boschi, secondo cui le polemiche sono una «vendetta dei gay che volevano fare del cantante una bandiera». E che Dalla non avesse alcune intenzione di dichiararsi gay lo conferma anche un’intervista del 1979 alla rivista «Lambda», periodico del movimento di liberazione omosessuale che uscì dal 1977 al 1981 e che ieri ha ripreso a girare in Rete. Incalzato da Pietro Savarino, nel 1979 Lucio Dalla si rifiuta di dirsi gay e di fare dell’identità sessuale una questione pubblica: «Non mi interessa parlartene, dice, perché dovremmo stare sulla questione per giorni interi. E poi credo che non ve ne sarebbe bisogno, nel caso fosse vero. Io sostengo che ognuno deve comportarsi correttamente secondo la sua organizzazione mentale, la sua organizzazione sociale, ma fare dichiarazioni di voto mi sembra ridicolo. Non appartengo a nessuna sfera sessuale». Dalla rivendica con orgoglio la sua «non appartenenza» a qualsiasi area, politica, di pensiero, sentimentale: «Sono un uomo isolato, ecco perché mi rifiuto di collocarmi nel Pci, col quale non ho alcuna “area culturale” in comune. Sono un uomo abbastanza appartato anche a livello di sentimenti. Sono solo perché lo voglio essere, organizzo il mio mondo forse malinconicamente ma con coraggio, mi sento molto vicino al mondo del lavoro. Il fatto stesso di comunicare alla gente, a tanta gente, è un’esemplificazione di tante tensioni, tensioni emotive e a volte anche tensioni sessuali». Infine, il cantautore chiarisce una volta per tutte: «Non mi sento omosessuale, ma veramente, spero che lo capisca. Non mi sento omosessuale. Mi sento pronto e disponibile a tutte le situazioni di amore, di affetto, di amicizia, di sentimenti, di tenerezza. Ecco, sono un uomo disponibile, ma la mia cultura non è una cultura omosessuale, il mio modo di organizzare il lavoro non è omosessuale, ho amici quasi tutti eterosessuali; ho anche amici omosessuali che rispetto e ai quali voglio molto bene. Sono un uomo molto confuso, in tutto, ma credo che gli uomini abbiano il diritto a essere confusi, perché sono sgradevoli quelli che si ritengono conclusi. E poi sono vecchio, ho 36 anni, ma non vecchissimo. Spero di cambiare. Magari se ci vediamo fra tre anni, ti faccio tutte le dichiarazioni che vuoi». Di anni ne sono passati più di trenta, ma Dalla quello che ora si definisce «coming out» non l’ha mai compiuto. Anche per questo ieri padre Boschi ha aggiunto: «Ho avuto una sensazione molto sgradevole, di mancanza di civiltà nel leggere le polemiche sui giornali.Quelli che criticano sono sciacalli, iene. Sputano sentenze su cose più grandi di loro. Questi soloni che imperversano, dicendo che la Chiesa è ipocrita non sanno niente della Chiesa». Per il domenicano, le polemiche sono «micidiali sul piano umano». Anche «Gesù andava dalle prostitute perché si convertissero. Io sono andato tante volte a casa di Lucio, c’era anche Marco Alemanno, e non ho mai visto nulla». Sbaglia anche, secondo il religioso, chi ha malinteso la mano tesa verso il giovane: «Era un ragazzo che soffriva. Si dà quello che si ha, e dobbiamo dare il bene. Ma se dentro le persone c’è la malizia, la si vede ovunque». Mentre per Monsignor Giovanni Silvagni, vicario generale dell’Arcidiocesi di Bologna «si è voluto inventare un problema che non esiste, cavalcando l’onda mediatica per interessi che mi paiono un po’ estranei alla vicenda e ai sentimenti delle persone coinvolte». «Lucio Dalla non è mai stato una nostra bandiera né lo sarà»: replica l’Arcigay di Bologna. «Non abbiamo mai chiesto a Dalla di partecipare a un nostro “Pride” né ad altre iniziative perché sapevamo della sua scelta di riservatezza, anche se non nascondeva la sua omosessualità, e l’abbiamo sempre rispettata». Perciò «nessuna vendetta da parte dei gay. Anzi, nel movimento molti ci hanno rimproverato di non essere intervenuti. Messa alle strette, la Chiesa pensa di difendersi aggredendo noi. È la solita ipocrisia». E «sono molto rattristato dalle parole di padre Boschi che trovo sinceramente ammantate di livore ideologico» aggiunge il presidente nazionale di Arcigay, Paolo Patanè. «Nessuno ha mai mancato in vita nei confronti di un artista sublime come Lucio Dalla e nessuno ha mai inteso mancare in morte. A me personalmente ora preme solo il rispetto, l’affetto e il sostegno al compagno di Lucio Dalla e spero che una bella storia d’amore che la sorte ha colpito, possa generare libertà per la moltitudine di gay e lesbiche senza notorietà né diritti».

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