© by TeleVideoItalia.de - Rotocalco italiano in Europa - Portale TV Stampa di Angela Saieva. In occasione di un evento tenutosi in Germania, per un tributo alla storica band „Pink Floyd“ e alla loro musica, incontriamo un kolossal del pop rock, Ricky Portera, storico chitarrista collaboratore di Lucio Dalla e di altrettanti straordinari autori italiani come Ron, Eugenio Finardi, Loredana Bertè, Marco Masini, Gianni Morandi, Nek, Samuele Bersani, Massimo Bozzi, Robert & Cara. Ha partecipato a sei Festival di Sanremo, tra questi citiamo quella a fianco di Paola Turci con Volo, Anna Tatangelo con Essere una donna. È fondatore con Gaetano Curreri degli Stadio. Da solista ha partecipato all'album Piano Car, del compositore minimalista Stefano Ianne, insieme a Trilok Gurtu e a Nick Beggs dei Kajagoogoo.
L’icona della musicale internazionale ci accoglie con grande generosità e senza indugio. Mette da parte la sua internazionale popolarità e facendo anche delle divertenti autoironie, con grande umiltá ci dedica il suo inestimabile prezioso tempo. La nostra, piú che un'intervista, sembra una rimpatriata tra grandi amici di vecchia data e come tale, partiamo con grande armonia a ruota libera!
Maestro, come e quanto è importante trasmettere le proprie emozioni musicali. Insegnare è nel suo DNA? Un consiglio a chi è ambizioso di riuscita.
Penso che la dote migliore per un artista sia principalmente l’umiltà, non avere arroganza e attese che vanno di là delle proprie possibilità. Nella musica ci vogliono due tipi di educazione, quella del musicista e quella del pubblico.
Il musicista, non deve suonare per se stesso ma dare e trasmettere in bene quello che sa fare, regalando la propria musica e le emozioni; mentre il pubblico va educato da parte dei media, ad ascoltare la musica, ci dice l’artista Ricky Portera.
Essendo internazionalmente famoso, l'impatto con il pubblico italiano di varie Regioni e la sua musica, lo ritiene uguale?
Poiché sei informatissima e sai che ho lavorato artisticamente anche in Germania, ritengo che tra il pubblico italiano e quello tedesco, ci sia una differenza. L’italiano, più per un fatto d’immaginario collettivo, ascolta con gli occhi e si lascia coinvolgere da quello che l’artista rappresenta ma non da quello che è, chiaramente non in eccesso; mentre il pubblico tedesco è molto più attento, preparato e chiude gli occhi, questo mi gratifica.
Ha mai pensato di esercitare da docente?
Non mi piace insegnare. La musica è un linguaggio che non impari attraverso un libro, è una questione di quel momento, una lezione di vita. Io non suono mai uguale e tutto dipende dal mio stato d’animo, se sono arrabbiato, contento o incrocio dei begli occhi in platea. Sai Angela, i musicisti hanno un grande difetto, sono un po’ come le donne, le loro serate non sono mai uguali, aspetta la fine dei primi pezzi per capire se sarà una bella serata.
Si sente di dare un consiglio ai giovani, per come iniziare un percorso artistico, amare la musica rendendola base importante di esistenza?
Consiglio agli ambiziosi: prima di suonare bisogna imparare a guardarsi dentro, a conoscersi e poi proporsi. C’è quello che strambella e ti dice perenne “guarda come sono bravo” e lo mandi a scambiare, l’altro indiscreto e con un linguaggio semplice t’incanta e ti affascina. La musica deve essere comunicazione.
La differenza tra l’acrobata da circo e a chi va alle Olimpiadi tecnicamente sembra uguale, ma uno ti vuole stupire con un qualcosa che non hai mai visto, l’altro farti osservare e dimostrare a se stesso quanto ci ha messo e fin dov’è arrivato per gli altri. Nella musica è lo stesso.
Ringrazio di cuore sia la tua presenza Angela con la tua emittente televisiva TeleVideoItalia, sia attraverso te anche quella del Corriere d’Italia. É stato un piacere stare con voi. Ritengo che siete voi il vero veicolo di educazione e per far sì che le mie parole non me le dica davanti ad uno specchio!
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