© by TeleVideoItalia.de - Rotocalco italiano in Europa - Portale TV Stampa di Angela Saieva. Dopo ventidue anni di cura pastorale, da emerito lascia la comunitá italiana di Pforzheim. Commozione tra i fedeli. Parole d’augurio sono arrivati da piú parti. Ma il presule fa sapere che a chiudersi dentro quattro mura non ci penza affatto. Secondo un detto orientale c’è chi viaggia solo con i piedi, ed è il mercante. Chi con gli occhi, ed è il turista. Chi col cuore e questo, è il pellegrino che viaggia con la profondità del suo spirito, del suo amore e della sua fede. Come ha fatto Don Santi Mangiarratti che ha svolto ruoli parrocchiali e caritatevoli con grande spirito di solidarietá, rendendo la Missione Cattolica Italiana di Pforzheim una grande famiglia. Ora, all’età di 75 anni, entra in pensione. Ma tra parole di rammarico, un sorriso e l’entusiasmo che l’hanno sempre contraddistinto, gli chiediamo:
Ventidue anni di sacerdozio nella comunitá di Pforzheim, come ce li descrive? Impegnativi ma belli. Ho fatto tutto solo per amore della mia comunità e per la cittadinanza. Ora sembra che sono diventato... emerito. Vado via con consapevolezza di lasciare tutto in ottime mani.
Quali sono i suoi progetti futuri? La mia destinazione sarebbe di ritornare nella mia terra. Ma francamente non me la sento affatto, di rinchiudermi dentro quattro mura. Preferisco continuare, lá dove c’é ne é tanto bisogno. Ho deciso che per un anno mi trasferiró a Medjugorje. Poi andró in Ucraina. Non vedo l’ora di rendermi utile anche lí. Sai, abbiamo terminato da poco di costruire il primo piano di una casa per gli orfanelli. Ad Agosto in ca.60 sono stati ospiti quí da noi, a Pforzheim. Parte li abbiamo accomodati nella nostra missione, parte da Padre Ottmar Thomas Kuhn, nella sua missione di Ersingen. É stato bellissimo vederli sorridere.
Cosa risponde a chi l’ha giudicato troppo severo in questi anni? Vedi cara Angela, troppo spesso ci si dimentica che la chiesa é un luogo di culto, di meditazione, di ascolto. Non una balera. A nostro Signore importa vedere piú l’anima che un certo tipo di abigliamento esteriore. Oppure il rumore di una gomma da masticare, o il chiacchierare di cose futili durante un’omelia. Io non ho fatto niente di diverso da qualsiasi altro genitore che ama e protegge i suoi figli e che cerca di dare una buona cultura ed educazione, richiamandoli. Pertanto, per quei pochi che non mi hanno compreso, me ne faró una ragione.
C’é qualcosa che non é riuscito a fare, in questo arco di tempo a Pforzheim? In questi anni, con l’aiuto di ristretti volontari della missione, abbiamo messo in piedi centri di raccoglimento e ricreativi. Organizzato diversi viaggi in luoghi sacri. Formato gruppi folkloristici, cosí come teatrali. Ma tutto quello per cui é stato fatto per i giovani, non sono mai durati abbastanza. Mi rammarico vedere ancora oggi che questa comunitá, per un motivo o l’altro, non riesce a stare unita. Ho fatto fatica a comprendere il perché di tanta diffidenza, gelosia e nemicizia che scorre nelle loro vene.
Ha qualche sassolino che vuole togliersi dalla scarpa? In un certo senso. La comunitá Don Guanella, ha un ruolo importante in Europa e nel mondo. Proprio perché tengo molto a questa gente locale, mi era stato chiesto di impegnarmi a cercare un sostituto. Un’accurata ricerca, mi ha portato ad un confraterno siculo, Padre Calogero Proietto. Si accomunano gli usi e costumi di questa gente, pertanto ero certo che la loro sensibilitá, non era allo sbaraglio. Mi é dispiaciuto sapere che ha aspettato una chiamata che non é mai arrivata. Tutto qua. A mio avviso, il buon senso non si fa raggirare da un “individuo” specie se costui, in qualche modo risulta diffidato.
Ha qualche desiderio non ancora realizzato? Si. Anche se mi troveró giá a Medjugorje a servire la comunitá che giá mi attende, andró nuovamente a Lourdes. Questo l’ho promesso alla Madonna. Poi in Ucraina, con l’aiuto di un grande benefattore che mi ha contattato, faró finire di costruire il resto della casa per tutti gli orfanelli. Sai, in Russia ne abbiamo costruiti giá due, belli grandi.
Il 19 Gennaio Don Santi Mangiarratti in compagnia dei sostituiti: Don Wieslaw Baniak e Don Maria Arokiadoss Antonyraj, i superiori guanelliani Don Luigi Di Giambattista e Don Nino Minetti giunti da Roma in occasione del loro insediamento in Missione, e Padre A. Soosai Rathinam giunto dalla provincia religiosa dell'India "Divine Providence" hanno celebrato la Santa Messa, definita dallo stesso presule “di ringraziamento”. Questo non è né un addio, ha detto in una Chiesa gremita di fedeli, né un arrivederci. Ringrazio chi mi è stato accanto in questi ventidue anni. Ringrazio la tua emittente Angela TeleVideoItalia e attraverso te il Corriere d'Italia, la SINE e la AISE per cui scrivi e che contribuite a tenere viva la voce dell'italiano emigrato. Ma soprattutto ringrazio il Signore per avermi donato una comunità, una famiglia meravigliosa e, nonostante l’intervento al cuore e i miei due Bypass, mi ha dato la forza e la salute per continuare a servire il prossimo.
Grazie alla complicitá di Tina Marsella, fedele segretaria della Missione Cattolica Italiana di Pforzheim, i fedeli hanno salutato in maniera festosa il loro parroco che li ha seguiti e sostenuti per tutti questi anni. Parole d’augurio sono arrivati anche da parte di Sua Eccellenza, Mons. Roberto Zollitsch, dove tra le altre cose elenca le innumerevoli azioni benefiche fatte da Don Santi. Mons. Luigi Bommarito, arcivescovo emerito di Catania, aveva detto in proposito che: “I salesiani hanno un loro particolare modo nell’apostolato. Con la carica di esperienza, solidarietá umana e amicizia, continuerá a irriadiare da autentico Salesiano con il vangelo, speranza, gioia e pace tra le famiglie”. Memtre Mons. Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento, aveva detto: “Ho avuto il piacere di incontrare il vostro caro missionario. Nella mia recente venuta a Pforzheim, ho appreso che le attivitá e la profonda religiositá che questa comunitá ha, si é fortificata grazie alla sua presenza. Gli auguro di cuore ogni bene”.
Don Santi Mangiarratti lascia una profonda impronta, per la sua grande e umana pastorale svolta in Europa. Ha dato e fatto tanto anche per questa comunitá. É arrivato lá dove altri del posto, nominati per stare attenti a questi fenomeni di disagio, non sono stati capaci ad arrivare. Attento apostolo, con cospicue offerte fatte dai fedeli ma molto anche di suo, ha dato vita, forza e sicurezza all’integrazione del nostro connazionale a Pforzheim. Ha ospitato, sfamato e aiutato i bisognosi. Ha visitato gli ammalati, i carcerati e con il cuore infranto ha accompagnato nell’ultimo saluto terreno, tanti di loro. Incurante dei suoi problemi di salute e perdonato chi gli ha messo spesso il bastone tra le ruote, ha dato vita a grandi progetti, eventi locali, religiosi e festosi. Come il 50° anniversario della Missione Cattolica Italiana a Pforzheim. Le sue opere missionarie sono arrivate fino in Madagascar, dove ha fatto costruire anche una grande scuola per 100 bambini e sulla porta fatto incidere “donazione dei cattolici di Pforzheim”. Eppure, ha sempre preferito rimanere fuori dai riflettori. Questo é il presule o meglio “l’uomo” che la Missione Cattolica Italiana di Pforzheim, oggi, ha salutato calorosamente.
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