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  • Immagine del redattore© Angela Saieva

don Waldemar Massel festeggia trenta anni di sacerdozio


© by TeleVideoItalia.de - Rotocalco italiano in Europa - Portale TV Stampa di Angela Saieva. La comunità italiana di Karlsruhe, domenica 24 settembre, si è riunita in festa per i trent’anni di sacerdozio di don Waldemar Massel, parroco della Missione Cattolica Italiana San Giuseppe di Karlsruhe. Il festoso evento che ha visto una chiesa gremita e bandita a festa, è iniziato con una celebrazione eucaristica nella chiesa Unserer Lieben Frau di Karlsruhe, presieduta dallo stesso don Waldemar, durante la quale ha tenuto l'omelia S.E. Reverendissima Mons. Enrico Dal Covolo che, dopo due mandati come Rettore Magnifico della Pul (il secondo voluto da Papa Francesco), è assessore del Pontificio comitato di

scienze storiche. Hanno concelebrato la Santa Messa: Il salesiano don Stanislao Rafalko, amministratore parrocchiale ad Alfonsine, diocesi di Faenza e caro amico di don Waldemar; don Wiesław Soja, parroco della Missione polacca; il salesiano don Stjepan della missione croata, che ha peraltro studiato assieme al presule a Roma; don Marian Rybak, emerito sacerdote polacco, che per tanti anni ha lavorato nelle parrocchie tedesche della loro diocesi e don Ralf Dirckhofer, parroco di Rastatt.

All’evento religioso dei tren'anni, presenti anche alcuni cari familiari di don Waldemar, come la zia e sua madrina di battesimo Helena Mett, le cugine con i rispettivi mariti che abitano in Germania e la cugina Joanna, che abita a Parigi. Lo stesso don Waldemar ha ricordato ai fedeli e ai suoi parrocchiani il cammino dei suoi trent’anni di ordinazione sacerdotale, al servizio di Gesù. Visivamente emozionato, il presule ha fatto gli onori di casa, dando il benvenuto a diversi rappresentanti della Comunità polacca di Rastatt e di Karlsruhe e ai cari parrocchiani della Missione Cattolica Italiana San Giuseppe di Karlsruhe.

Pensiero e parole di gratitudine il festeggiato le ha riservate anche a chi purtroppo, per impegni pastorali presi in precedenza, non è potuto essere presente ai festeggiamenti dei suoi trent’anni di sacerdozio, come don Hubert Streckert, decano di Karlsruhe; don Gregorio Milone, delegato nazionale delle Missioni cattoliche italiane in Germania e Scandinavia e editore del Corriere d’Italia. Inoltre, ha aperto inoltre una parentesi e rivolto un pensiero di augurio anche alla Comunità Cattolica Italiana di Calw, pure loro in festa lo stesso giorno per celebrare assieme a S.E. Rev.ma Mons. Calogero Peri, la nostra emittente TeleVideoItalia.net e le autorità religiose e civili di Mirabella Imbaccari, la Madonna Maria SS.ma delle Grazie, patrona di Mirabella Inbaccari e dei mirabellesi residenti a Calw e

circondario. Dalla realtà a un tuffo nei ricordi, il passo è breve. Padre Waldemar Massel si commuove, ripercorrendo con noi il sentiero dei suoi ricordi con grande lucidità, come se fosse ieri. Traccia alcuni dei più belli, non negando quelli incerti e bui, fino alla luce che riaccende e rianima sempre più la sua fede, ogni qualvolta che pensa di essersi smarrito. Per la quinta volta, ho il piacere di descrivere i diversi eventi religiosi che compie il presule, assieme alla sua comunità pastorale della Missione Cattolica Italiana San Giuseppe di Karlsruhe e trovo superfluo fargli altre domande e quindi, con ammirazione, rispettosa preferisco ascoltarlo e navigare assieme a lui, esplorando il suo mondo religioso vissuto.

“Premetto che è sempre un piacere rincontrare te Angela, come tuo marito Dino e ogni volta che ci incontriamo e se non vado errato, per quattro diversi eventi, ho avuto modo di raccontarti sempre un qualcosa in più e arricchire il tuo bagaglio d’informazione, sul mio percorso pastorale…” ci dice entusiasta don Waldemar Massel “…festeggio oggi, con la mia comunità, i miei trent’anni di sacerdozio, perché l’11 settembre è purtroppo una data che per tanti si collega alle “Torri gemelle” del 2001, mentre io sono stato ordinato sacerdote l’11 di settembre del 1993, nella mia parrocchia. In questa data ricorrente comunque, ci siamo riuniti con un piccolo gruppo di miei connazionali della Missione polacca e abbiamo celebrato la Sanata Messa di ringraziamento, nella Bernharduskirche di Rastatt. Poi sono partito a visitare mia madre, che per motivi di

salute non è potuta essere presente qua a Karlsruhe e così il 12, tra familiare e qualche amico, abbiamo celebrato la Santa Messa nella Cappella dei Salesiani che gestiscono la Parrocchia Sacra Famiglia di Pila in Polonia, per poi terminare con una piccola festa e cena. Ritornai in quella chiesa e seduto in fondo nei banchi, in quel momento mi sono detto tra me e me, penso che a oggi sono stato l’unico ad essere stato ordinato sacerdote in questa chiesa. Tu pensa i casi della vita Angela, in questa chiesa sono stato battezzato, ho ricevuto la prima comunione, la cresima, sono stato ordinato sacerdote. In questa chiesa, c’è stata anche la messa funebre dio mio padre e mio nonno che sono morti nello stesso giorno, mentre io studiavo ancora in Italia e così, questa chiesa, per me è una chiesa veramente molto importante perché, tutte le cose più importanti della mia vita sono passate

attraverso lì…” poi, ironicamente padre Waldemar aggiunge “…non so dove sarà la mia messa funebre, può darsi anche in questa chiesa ma questo lo vedranno gli altri, altrimenti avrei completato tutto il mio percorso in un'unica chiesa! No..., ok; fino adesso le cose più importanti, dal punto di vista possiamo dire di fede, sono passate per quella chiesa. Ecco come ho passato il mio 11 e 12 settembre e oggi siamo arrivati a fare la festa di ringraziamento al Signore, per questo dono di sacerdozio e ringraziare anch’io per la fedeltà che ho avuto, che mi da la forza di portare avanti questa chiamata; perché “la chiamata” è una vocazione e viene dall’altro, in quanto è il Signore che mi ha scelto, non ho scelto io di essere chiamato. Quando ero ancora ragazzo, sentivo forse già un po’ dentro di diventare un sacerdote perché, Lui, Dio, si è servito dei buoni preti che erano nella mia

parrocchia. Io, forse, non avevo ancora tanto l’idea di essere un sacerdote ma già la mia testa voleva essere come loro. Poi mi sono detto no, troppe rinunce. Essendo giovane, pensi effettivamente di avere la famiglia, la moglie, la casa e quant’altro. Avevo anche un altro esempio di un insegnante di educazione tecnica e andavo poi in diverse Olimpiadi. Anche lui mi ha affascinato, così mi sono detto, divento insegnante. Poi, dopo aver letto anche il libro su Don Bosco, essendo salesiani nella mia parrocchia, le mie incertezze si fortificarono sull’andare o non andare. Al liceo ricordo che, durante la festa di Natale, il mio catechista mi disse: Waldemar, ti auguro che un giorno tu mi sostituisca qua, ed io erroneamente dentro di me gli dicevo: si si, aspetta! Invece ritornavo sempre col pensiero che Dio mi chiamava ma io forse, questa chiamata non volevo vedere perché mi dicevo che

avevo i miei progetti. Questi combattimenti dentro di me però, erano e diventavano sempre più intensi; decisi così di parlarne col mio parroco, dove mi consigliò di fare una novena, di prendersi la parola di Dio, vedere la parola di Dio cosa mi dice ed io, il primo giorno, presi la bicicletta, la parola di Dio dietro nel mio bagagliaio e salii su una collinetta. Apro e lì esce che devo farmi prete, ed io sempre erroneamente mi dicevo, speriamo che domani esce qualcos’altro. Questo tira e molla mi portò alla fatidica goccia che traboccò dal vaso. Ogni sera andavo a messa e una sera entrò un mio amico, anche lui un ministrante, dicendomi “io vado in noviziato” e cosí captai questo messaggio di andarci anch’io e decisi di proseguire assieme a miei diversi compagni. Alcuni miei amici poi certo, hanno lasciato l’idea di proseguire in questa vocazioni, tanti si sono ritrovati in un'altra vita, un altro è diventato infine un insegnante d’italiano in Polonia, altri purtroppo si sono pentiti delle scelte

che hanno fatto ma io ho seguito la mia volontà, ed é così che nel 1993 sono diventato sacerdote. In questi trent’anni, come ho avuto modo di raccontare anche a te Angela, ho vissuto in diverse parti. Ho continuato gli studi di Pedagogia sociale a Roma, poi i superiori mi hanno richiamato in Polonia che dopo un cambiamento di sistema politico, anche i salesiani hanno ricevuto le scuole e una casa di recupero per i ragazzi di strada. Sono stato designato in un oratorio vicino Danzica e in tutto sono rimasto sette anni. Rientrato in Italia, sono stato incardinato nella diocesi di Civita Castellana. Come forse ti ho già detto, mi definisco anche un po’ zingarello; mi piace girare e non riesco a stare troppo nello stesso posto e quindi, avendo anche la famiglia qui in Germania, mi girava in testa il volerci venire

e così, tra decisioni e incertezze di studiare ad una certa età anche il tedesco, l’hanno dopo ho saputo che c’era un posto da occupare e mi venne accettata la richiesta fatta. Il resto è storia. Per questo grande viaggio spirituale, come tu mi chiedi Angela, mi sento di ringraziare prima di tutto Dio. Lui, che mi ha portato per i suoi sentieri che erano belli ma anche altri bui, che dovevo irrobustirmi. Doveva anche "Lui" provare forse la mia fedeltá, o meglio… la purezza dell’intenzione, io la chiamerei così. É un po’ una metafora: come oro e argento si prova e si ripulisce nel fuoco, così l’uomo nel dolore e nelle prove si perfeziona.

Ecco “Lui” mi ha fatto passare queste prove per ripulirmi e penso che ancora mi sta ripulendo in questi trent’anni e di diventare in quest’arco d’anni sempre più quello che dice l’apostolo: "Lui deve sempre crescere, ed io diminuire". Come ho scritto nell’immaginetta che ho lasciato anche a te, con su scritto: “Tutto posso in colui che mi da la forza” (Fil4,13), ed io non faccio niente da me. Quando io penso di fare di testa mia, faccio soltanto disastri ma quando mi metto nelle mani di Dio e realizzo i suoi progetti, allora sì che si realizza davvero qualcosa.

Lei mi chiedeva come nasce la vocazione e le difficoltà di abbracciare questa vocazione: sai che in proposito è nato di recente, nella Missione polacca, anche un programma: Reverendo ho una domanda da fare, dove l'autore chiede ai sacerdoti, suoi ospiti “che cos’è una vocazione, come nasce e com’è vissuta una vocazione”. Ecco Angela, la vocazione è…, sei chiamato, prima di tutto questo, perché se non sei chiamato, non lo fai. È come la leva, quando ti chiamano a fare il servizio militare. Poi c’è…, se corrispondi a questa chiamata. Oggi dobbiamo fare, affinché questa chiamata arrivi alle orecchie dei giovani, perché oggi si fa di tutto per ostacolarli, nel vedere e nel sentire. È come quando vediamo una bellezza e non vogliamo che qualcun altro la veda; come altrettanto una bruttezza, come ad esempio ho letto di recente che nel Summit del G20 tenuto India, hanno

messo grandi Banner per non farli vedere la povertá. Ecco, così è anche qua. Oggi, tanti non hanno ne sentito, ne incontrato, ne visto Gesù Cristo. Così, come possono sceglierlo? Se non conosco e non so che esiste una bibita o una pietanza, come posso aver desiderio di berla o mangiarla? Ecco, purtroppo accade questo, che oggi in tanti non vedono Cristo. Devono vedere noi, che lo abbiamo veramente incontrato. C’è una canzone in proposito che fa: “Cristo non ha mani, ha soltanto le nostre mani…, Cristo non ha piedi, ha soltanto i nostri piedi…” l’unica Bibbia che la gente legge ancora è, la nostra vita quotidiana. Penso che questa è dunque la risposta. Dobbiamo essere testimoni di Cristo e i giovani, sono “bravissimi psicologi” e subito ci vedono se noi facciamo gli “attori” o “viviamo davvero”…, loro vedono oltre le maschere!

Per quanto riguarda progetti futuri che chiede, le dico che un progetto che é forse nato spontaneamente e penso a maggio, dal viaggio di pellegrinaggio a Lourdes, che riusciamo a fare un “gemellaggio” con la Missione Cattolica Italiana di Pforzheim e fare alcune manifestazioni insieme, incontrarci e aiutarci a vicenda; fare il Pellegrinaggio a Fatima dal 6 al 9 di dicembre e passare così anche la Festa dell’Immacolata proprio lì a Fatima; fare anche qualche conferenza da ambo le missioni e perché no, unirci con le due comunità e festeggiare anche il 6 di gennaio 2024, iniziando da una celebrazione eucaristica, per finire a mangiare tutti insieme davanti ad una grande tombolata; poi vediamo cos’altro ci riserva il futuro e vedo che don Arcangelo Biondo è molto entusiasta, di questa serie di iniziative.

Sono felice, in questo giorno di festa collettiva, perché per i miei trent’anni di sacerdozio, ho avuto il rinnovo di tanto affetto e vicinanza da parte della comunità pastorale, dai miei familiari, dai mie amici e pastori. Ci sono liete novità anche nel gruppo del Consiglio pastorale guidato dalla presidentessa Francesca Bonfante. Da poco infatti, nella riunione del consiglio pastorale, abbiamo formato il gruppo chiamato Diaconia- Santa Marta, nominando capo gruppo Annamaria Canfailla. Ho avuto modo di appurare, in diverse

occasioni più materiali, (dove ci sono ad esempio queste feste collettive da organizzare, come nel fare e dare alcuni aiuti per gli altri, per le persone bisognose e anche per quello che abbiamo fatto di recente per l’Ucraina) che Annamaria Canfailla è abbastanza brava in questo e non fa pesare tutto su una persona. Ed ecco che ho sia la parte spirituale, sia materiale. Ovviamente, ho dato mano libera di costruirsi un gruppetto senza un limite, affinché non sono sole ad adoperarsi ma hanno l’appoggio di altrettante persone collaboratrici, nella riuscita a meglio di quello che viene fatto per la collettività a livello religioso, sia Giubilare.

Vi ringrazio tanto tanto per questa grande accoglienza avuto in questi tre anni, per tutto questo tempo che camminiamo insieme e per la possibilità di continuare a conoscerci. Spero che questo nostro cammino sia sempre più fruttuoso e che veramente tutti quanti possiamo sempre crescere in santità e aiutare anche tutti i nostri connazionali, affinché possono anche loro ritrovare in Cristo la vera gioia, la luce in questi tempi che sembrano molto molto bui e spaventosi ma con Cristo, si vince. Ringrazio tutti, nessuno escluso, anche per avere reso possibile questa bellissima giornata di festa, per i miei trent’anni di sacerdozio che il Signore mi ha regalato; la vostra preziosa presenza con la tua emittente TeleVideoItalia.net Angela e quella del Corriere d’Italia per cui scrivi e per come ogni volta

documentate fedelmente assieme a tuo marito Dino Saieva, l’operato delle Comunità italiane in Germania; S.E. Rev.ma Mons. Enrico Dal Covolo, salesiano, che ha accettato di tenere l’omelia e di stare insieme alla mia Comunità che il Signore mi ha dato adesso da guidare. Devi sapere inoltre Angela che, durante il seminario Mons. Enrico Dal Covolo è stato un mio catechista e da prete il mio padre spirituale. Tra le sue tante mansioni e titoli, ha praticato anche esercizi spirituali a Papa Benedetto XVI. Grazie a tutti.

“Grazie di cuore e sono venuto ben volentieri per questa occasione. Sono Vescovo da tredici anni, Vescovo titolare di Eraclea e al momento Assessore nel Pontificio comitato di scienze storiche, così collaboro con il Santo Padre, Papa Francesco…”ci dice S.E. Rev.ma Mons. Enrico Dal Covolo “…prima sono stato Rettore della Pontificia dell’Università Lateranense, la così detta Università del Papa e prima ancora, ho avuto l’occasione di essere formatore dei diaconi salesiani (perché io sono salesiano) nell’Unitá Pontificia salesiana …” ci dice S.E. Rev.ma Mons. Enrico Dal Covolo, “… ed è proprio lì che ho incontrato Waldemar e come diacono, l’ho per un anno accompagnato proprio fino al sacerdozio, dal diaconato al sacerdozio. La nostra amicizia e la nostra consuetudine non si è interrotta mai. Per parecchi anni, sono riuscito ancora a proseguire nella direzione spirituale, nei suoi confronti e adesso… siamo un po’ più lontani, ed è un po’ più difficile. Tuttavia, il legame spirituale rimane intatto.

E. Rev.ma Mons. Dal Covolo, cosa si porterà di questa grande esperienza vissuta oggi?

“Porto con me un senso di chiesa aperta, una chiesa aperta impegnata nella vigna del Signore, nel lavoro e nel lavoro pastorale. Con persone differenti, provenienti da diverse nazioni, qui soprattutto, naturalmente provenienti dall’Italia, dalla Polonia, dalla stessa Germania ma ho incontrato persino una persona che veniva dalla Cina! Insomma, una comunità molto composita che mi ricorda la “cattolicità, l’universalità della chiesa” e l’impegno, lo si è visto nella celebrazione liturgica. L’impegno di tutti, per essere vicini al Signore e utili al Santo Popolo di Dio“.

E. Rev.ma Mons. Enrico Dal Covolo, ringraziandola di cuore per aver accettato di dedicare il suo prezioso tempo a noi e alla nostra emittente, come alla comunità del posto, le chiedo pertanto un ultimo saggio, rivolto alla Missione Cattolica Italiana San Giuseppe di Karlsruhe

“La mia ultima parola è quella di “camminare sulla strada del Signore”. Proprio come ho detto prima, c’è un’antica ballata irlandese che dice così: "se ogni uomo gettasse un fiore sul cammino del suo prossimo, le strade del mondo sarebbero piene di gioia!" Ecco, in questo momento in cui anche l’Europa è travagliata da una guerra pericolosa, pericolosissima, noi ripetiamo questa parole: "se ogni uomo e ogni donna gettasse un fiore sul cammino del suo prossimo, le strade del mondo sarebbero piene di gioia e di pace!"

E. Rev.ma Mons. Enrico Dal Covolo, a nome della comunità italiana e non solo quella in Germania ma di tutto il mondo che ama il cattolicesimo, il pensiero più grande forse va… a come potersi aprire maggiormente alla fede?

“la mia risposta è sempre chiarissima e dipende proprio dalla mia vocazione di salesiano, sacerdote, Vescovo e cioè: non bisogna stancarci di educare e di educare sempre ed educare ancora, anche se sembra che i giovani non corrispondono molto in questo momento. Tuttavia, non stanchiamoci di educare “e…” educare non anzitutto con le parole ma anzitutto con l’esempio della vita. Questo è ciò che trascina. Giá lo dicevano i latini: “Verba volant” che significa "le parole volano “exempla trahunt" ”gli esempi trascinano". Ecco, i Santi sono i più grandi evangelizzatori che esistono, perché sono i più grandi testimoni. Non a caso ho citato Santa Maria Faustina Kowalska nell’omelia, l’apostola della misericordia di Dio. Non stanchiamoci di educare la fede, non stanchiamoci di essere testimoni della fede. Ringrazio lei e la sua emittente TeleVideoItalia.net Angela e il Corriere d’Italia per cui scrivi, so che scrive con passione e si spende a dare voce alle comunità. È stato un vero piacere conoscerla di persona, Dio benedica il vostro ponderoso lavoro, di

sana comunicazione. Durante l’omelia, S.E. Rev.ma Mons. Enrico Dal Covolo, ha rivolto un saluto particolare al missionario don Waldemar Massel e ai suoi parrocchiani, ricordando con gioia quella vocazione maturata negli anni e invitando tutti a continuare a insistere nella preghiera, affinché questo esempio sia seguito da tanti altri giovani, verso una vita che nel servizio trova la sua piena realizzazione. In occasione dei trent’anni di sacerdozio, don Waldemar ha generosamente regalato ai presenti la cartolina immagine con su scritto un suo pensiero: “Riconoscente a Dio per il dono del sacerdozio, mi affido alle vostre preghiere e vi benedico. Per il bene che ho fatto, sia lode al Signore. Per il male, chiedo scusa.”

In questa occasione, sono stati inoltre distribuiti anche una confettata in sacchettini datati e con il nome del festeggiato. Al termine della funzione, don Waldemar Massel e i suoi illustri ospiti si sono uniti al caloroso abbraccio dei presenti e all’accogliente rinfresco preparato con cura, all’esterno della chiesa, dalle sapienti mani delle gioiose e affabili signore della MCI San Giuseppe, guidate con tanta passione dalla presidentessa del Consiglio pastorale Francesca Bonfante e la capo gruppo Annamaria Canfailla. Toccante anche il momento di convivialità avvenuto davanti alla chiesa, specie quando S.E. Rev.ma Mons. Enrico Dal Covolo si è unito senza indugio alla folla, ha fatto selfie, ha tagliato assieme a don

Waldemar con grande entusiasmo la torta, brindato con tutti ma soprattutto si è inchinato e abbracciato bambini, ammalati e portatori di Handicap. Grati per l’invito redatto e per averci reso ancora partecipi, rinnoviamo i migliori auguri al Reverendo padre don Waldemar Massel, per i suoi trent’anni di sacerdozio ma soprattutto, per l’inestimabile valore, amore e dedizione con cui continua a servire, con grande impegno e umiltà la sua comunità, ovunque è designato. Il servizio televisivo redatto in collaborazione con la SDA FotoVideo Production e visibile sui siti ufficiali di televideoitalia.net/intervistelive e corriereditalia.de


Servizio televisivo e stampa, redatto dagli studi televisivi di TeleVideoItalia Angela Saieva in collaborazione con la SDA FotoVideo Production, Channel-TV TeleVideoItalia.de, Corriere d'Italia, AISE, SINE - © by TeleVideoItalia.net - Tutti diritti riservati.

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